sabato 12 febbraio 2011

I relitti dell'area marina protetta di Tavolara

L'area marina protetta del parco di Tavolara,oltre essere l'habitat di numerosissime specie di vegetali e animali e anche caratterizzata dalla presenza di vari relitti:
-1 aereo caccia bombardiere della "Caproni-Reggiani",comletamente sommerso nei pressi di Tavolara.
-2 motonavi da pesca:la "San Giuseppe" a 40 m di profondità  affondata nel 1949 vicino Tavolara e la goletta "Amalia" affondato a cannonate il 18 Luglio 1943 da un sommergibile e anche questo oggi a 40 m. di profondità
-5 motonavi da carico:la "Oued Yquem" a 36 m. di profondità nei pressi di San Teodoro silurata da un sottomarino olandese nel 1941.
     La"Mamma Elvira" che affondò nel 1951 a circa un miglio dall'isola di Molara.
il relitto della Chrisso
     La "Klearchos", che, a causa di un incendio,nel 1979, fu abbandonata nel canale tra Tavolara e Molara e oggi,ricoperta di gorgonie rosse, si trova a 74 m. di profondità.
     La "Omega"che, la notte del 17 Febbraio del 1974,andò a sbattere contro gli scogli dei 7 fratelli a Molara ,inabissandosi velocemente(18 m).
     La"Chrisso",l'unico relitto visibile fuori dall'acqua che si trova a punta la Greca.
Battente bandiera cipriota,fu costruita nel 1958 e nonostante la tradizione voglia che porti male cambiare nome alla nave,le fu cambiato per ben quattro volte prima di quello con cui si incagliò.
Era la notte del 31 Dicembre 1974,durante una tramontanata fortissima che impedì all'equipaggio di recuperare le ancore per ripararsi a Tavolara.
Nonostante tutto ne l'equipaggio ne la nave ebbero grossi danni e per molto tempo sulla nave incagliata vi fu un custode.
In seguito venne decise di venderla a una ditta di recupero per aggiustarla e rimetterla in mare,ma un incendio,gli abitanti della zona pensano voluto,distrusse l'attrezzatura di bordo e la nave venne abbandonata lì.
A causa delle mareggiate la nave è stata spezzata in due tronconi,inoltre trovandosi in un fondale basso, il relitto era più soggetto ai forti venti che lo facevano sbattere creando man mano sempre più danni e spaccature dello scafo.  Oramai fuori dall'acqua vi è ben poco,il resto è a circa 5 m.di profondità.


 

giovedì 10 febbraio 2011

La miniera di San Leone

Già dal periodo romano, la zona montana di Capoterra,chiamata "Cirifoddi" era utilizzata per lo sfruttamento dei minerali,ma fu con le nuove leggi emanate nel periodo sabaudo che permettevano nuove concessioni minerarie che il territorio venne sfruttato da una compagnia francese,la"Petin-Gaudet",per l'estrazione del ferro.
Il nome della miniera deriva dal nome del suo ingegnere capo Leon Goudin,che probabilmente scoprì per primo i filoni e che come scrive in un suo libro del 1867,erano di due tipi:quello puro"il filone Gaudet" e quello meno puro"la massa Petin".

domenica 2 gennaio 2011

Carbonia


Situata a sud ovest della Sardegna,nel Sulcis,la città del carbone,una tra le più giovani d'Italia,ha un territorio ricco di testimonianze preistoriche.
Del neolitico antico è la civiltà detta “Su Carropu”le cui tracce sono state trovate in un riparo sottoroccia,nella borgata di Sirri,vicino Carbonia.
Dopo quella di “Su Carropu”,una delle più antiche,altre società preistoriche si sono stabilite in questa zona,prova ne sono le domus de janas e le numerosissime testimonianze rinvenute in varie grotte: la grotta di Barbusi,dell'Ospedale,di Polifemo,di Serbariu.
Nel periodo nuragico il territorio era abitato da una società che ci ha lasciato uno dei più importanti complessi nuragici,quello di Sirai.Sullo stesso monte si trovano reperti sia fenici che punici.
Testimonianze di Roma sono state trova te nell'antica strada Caralis-Sulci che passa nel territorio di Carbonia.
Le chiese ci testimoniano che queste zone erano abitate anche nel periodo giudicale,ma a causa delle numerose invasioni barbariche,nel successivo periodo spagnolo,il territorio di quella che oggi è Carbonia, fu abbandonato.
Ripopolato in seguito grazie alla trasumanza dei pastori del centro dell'isola,nel periodo sabaudo, Alberto Lamarmora,rinvenne la presenza del carbone.
Ma fu nel 1851,quando ubaldo Millo,scoprì il bacino di Bacu Abis,che vi fù un vero impulso per lo sfruttamento.
Nacquero di seguito la miniera di Bacu Abis, Funtanamare,Terra 'e colu ,ma è con la miniera di Serbariu,negli anni del fascismo, che la produzione di carbone ha un aumento così notevole da decidere la costruzione,oltre che di nuove strutture estrattive, di una città mineraria:Carbonia.
La nascita e lo sviluppo della città di carbonia è inscindibie da quella della “Grande Miniera “di Serbariu.
Con la politica autarchica,di mussolini,il carbone e i minerali della sardegna sarebbero dovuti diventare indispensabili per l'autosufficienza della nazione.
Ed è in questo periodo che il bacino carbonifero del Sulcis e in particolare quello di carbonia diventa oggetto di rilevamenti fino a scoprire il ricco bacino di Serbariu.
Ma se si doveva sfruttare in modo costante e consistente quel bacino,si sarebbe avuto avere manodopera e quindi alloggi. Poichè le zone circostanti erano prive di case operaie e di alloggi,si pensò di costruire una nuova città,vicina sia alle miniere,che al porto di S.Antioco dove il carbone veniva imbarcato.
Con un decreto il 5 novembre 1937 si da il via alla costruzione di Carbonia.
Disegnata dall'architetto Guidi e dall'ingegner Valli,fu inaugurata ufficialmente il 18 Dicembre 1938,dopo un anno esatto dall'inizio della costruzione e costò 325 milioni delle vecchie lire di allora.
Mussolini per l'inaugurazione tenne in discorso,dalla torre littoria,in piazza roma, a cui assistettero 50.000 persone.
Nel '38,Carbonia,con un territorio di 14.600 ettari,sottratti a vari comuni,è un centro urbano modernissimo,di stile razionalista,un orto per ciascuna famiglia,acqua calda e cucina,ovviamente a carbone.Furono costruiti impianti sportivi,cinema,lo spaccio.
Di proprietà dell'A.Ca.I,che lo era anche della miniera,fu costruita per circa 12.000 persone,quasi tutte sarde,ma ben presto ci si rese conto che la manodopera non bastava,visto il grosso lavoro estrattivoe visto le prospettivedi un lavoro sicuro che attirò gente di ogni genere e regione.
Poco prima della seconda guerra mondiale la popolazione raggiunse i 30.000abitanti,si costruirono per questo motivo due nuovi agglomerati, Bacu Abis e Cortoghiana.
L'architettura di Carbonia doveva rispecchiare le altre città costruite dal regime,vi era quindi una piazza centrale con la torre littori,il municipio,la casa del fascio e il dopolavoro.
Le case erano assegnate in base al ruolo che si aveva in miniera e se si aveva famiglia.
Si partiva così al centro dalla villa del direttore,Villa Sulcis(oggi museo),poi le case degli alti dirigenti,poi impiegati e minatori(capi) per finire con casermoni squallidi nella periferia dove vi erano gli alberghi operai,dove viveva chi non era stabilito a Carbonia.
Come già detto l'A.Ca.I era padrona del territorio sia sopra che sotto,ciò significa che tutto ciò che i minatori guadagnavano,lo restituivano. Nella città vi era lo spaccio e si era praticamente obbligati a comprare li le cose che gli occorrevano,l'affitto lo pagavano all'azienda,il cinema era dell'azienda,l'azienda coniava anche moneta che veniva utilizzata quotidianamente a Carbonia.
Proprio a causa dell'aumento degli affitti e del carovita nel Maggio '42 vi fu il primo sciopero d'Italia,organizzato da cellule clandestine comuniste,capeggiate da Tito Morosini.
Durante la seconda guerra mondiale fu bombardata varie volte.
Nel 1949 si ha l'apice del numero di abitanti:60.000,di cui 48.000 residenti,ma con la crisi carbonifera e la chiusura dellea miniera nel 1964,carbonia ha vissuto un periodo di crisi economica e di spopolamento molto forte.
Oggi ha una popolazione di circa 30.000 abitanti.


DA VEDERE:
Oltre i tantissimi reperti archeologici nei dintorni,da vedere il centro cittadino di impianto razionalista,con la torre civica il teatro centrale e il dopolavoro centrale,in P.zza Roma.
Il museo di Villa Sulcis e ovviamente la Grande Miniera di Serbariu,oggi divenuto Museo del Carbone.